--

--

--

"Dal tempo/Nel tempo"
Antonio Zorzi
fotografie 1935-1945


dal 17 aprile 2004 al 22 maggio 2004 presso la galleria di via Inferiore, 28 a Treviso
con i seguenti orari dalle 16,00 alle 19,30 (esclusi festivi)
inaugurazione
sabato 17 aprile ore 18.30

 

come raggiungere la sala esposizioni  contattaci

archivio esposizioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(natura morta con pipa) - 1935

Il messaggio che l'esistenza di Antonio Zorzi ci ha lasciato non può essere racchiuso solo in un percorso narrativo fatto di immagini, anche se espressione della sensibilità interiore di un autore che faceva dell'apparecchio fotografico un compagno fedele, in un'ideale e personale significazione estetica.
E' stata tutta la sua vita a rivelarci l'alto valore spirituale dell'identità di un uomo che seppe sacrificarsi, in un tremendo giorno di passione, per la libertà di un popolo e di una nazione.
In una buia, tragica notte tra il 21 ed il 22 aprile del 1945 (giorni difficili e tormentati, indissolubilmente legati alla storia del nostro paese), la sua anima d'uomo e d'artista fu ghermita e strappata dal giovane corpo, da mani senza pace e da occhi senza tempo, mossi solo dalla tenebra della violenza e della disperazione.
Nato a Treviso il giorno 8 marzo 1914, dopo una tranquilla adolescenza, normalmente vissuta, si era iscritto alla facoltà di Scienze Economiche a Venezia.

Lo scoppio del secondo conflitto mondiale lo trovò già impegnato come ufficiale degli autieri ed all'otto settembre scelse di aderire alla Repubblica Sociale, per meglio appoggiare segretamente il gruppo partigiano Montezemolo, del quale faceva parte.
Operando nel delicatissimo ed oscuro ruolo di informatore (era tenente nel II Battaglione Militare Lavoratori di Treviso), aveva anche il compito di fornire falsi documenti di copertura. Una denuncia lo portò ad essere imprigionato il 21 aprile presso il collegio Pio X, proprio nei giorni a ridosso dell'attesa liberazione.
Sottoposto ad atroci sevizie dalle famigerate Brigate Nere Cavallin, morirà il giorno successivo, senza rivelare nulla che potesse compromettere l'organizzazione di cui faceva parte.
L'eclatante rilevanza del fatto, dovuta all'appartenenza di Antonio Zorzi alle regolari forze della Repubblica di Salò, portò alla tentata dissimulazione del decesso, dichiarato come avvenuto per cause naturali, ma la cosa venne immediatamente alla luce, per il doveroso riconoscimento della sua figura eroica.
Sarà una giovane moglie disperata, con al collo un figlioletto in lacrime, a reclamare una verità, pur sempre troppo dura da sopportare.
Molto appassionato di fotografia Antonio Zorzi comincerà a guardare attraverso un obbiettivo attorno ai vent'anni, armato di una Rolleiflex e di una Leica, ottenendo fin dalle prime prove degli ottimi risultati.

ragazzi contro luce - 1938

la torre e le cupole - 1938

Inserito nel tessuto artistico trevigiano attraverso i rapporti d'amicizia o di conoscenza con Arturo Martini, Giovanni Comisso, Aldo Nascimben, Giuseppe Mazzotti e Bepi Fini, ebbe l'opportunità di esporre i suoi lavori già nel 1935. L'occasione fu la "Mostra del paesaggio e dell'ambiente trevisano", organizzata dallo stesso Mazzotti, in villa Margherita, nell'ambito della X Mostra Trevigiana d'Arte (vedi il catalogo Mostre d'Arte a Villa Margherita. Treviso autunno 1935 XIV Treviso, Tipografia Antonio Vianello 1935). Nella sala dodicesima Antonio Zorzi espose un consistente gruppo di 18 fotografie: Venditrice di fettucce; Venditrice di limoni; Fruttivendola; In piscina; Alla fontana; Lavandaia; Sete; Riposo; In pattuglia; "Fuoco"; Povertà; Controsole; La cupola; Luci; Il disegnatore d'immagini; Giornata di vento; Lavoro e Acqua quieta. Purtroppo dopo una prima collazione, non è stato ancora possibile identificare queste immagini tra i suoi negativi (ora facenti parte della Collezione Vanzella/Fondo Antonio Zorzi di Treviso), al fine di creare un preciso percorso creativo.
Alla mostra, a cui parteciparono i massimi fotografi professionisti e dilettanti della città e della provincia e come Guido Botter, Aldo Nascimben, Gianni Arsiè e Bepi Fini, fu una importante vetrina dalla quale mettere in luce i risultati della propria attività, sfruttando anche la concomitanza con l'esposizione dei dipinti degli artisti trevigiani.
In quegli anni la fotografia stava attraversando un momento di ricerca legato a schemi pittorici, nel continuo confronto con l'arte propriamente detta, in quel "combattimento per l'immagine" che, dalla sua nascita, essa stava ingaggiando con la pittura, nell'agone della creatività.

La personale identità dell'autore sarà dunque determinata e la fotografia (come affermerà Marziano Bernardi nel proemio Spiriti e forme della fotografia attuale - in Achille Bologna Come si fotografa oggi Milano, Hoepli Editore 1935) "… dopo aver conquistato un'individualità espressiva e cessato d'essere un succedaneo popolare dell'azione pittorica, abbia assimilato del gusto attuale e risenta di quei modi che contribuiscono a favorire uno specifico clima artistico, il clima del nostro secolo o per dir meglio dell'ora in cui viviamo..." Il testo del Bernardi, molto probabilmente conosciuto da Antonio Zorzi, sarà preciso nel fornire concetti di comportamento etico e di stile in cui il fotografo "… cessa di essere un puro e semplice riproduttore dei modelli offertigli dalla natura, ma su quei modelli esercita prima di tutto un diritto di scelta che rivela un "gusto", quindi di essi si vale per esprimere una sensazione direttamente connessa ad una personale interpretazione del soggetto, e così facendo manifesta un suo proprio temperamento chiaramente riconoscibile… ".
Nella culturalmente vivace epoca, successiva al primo conflitto mondiale, sarà particolarmente significativa la pubblicazione dell'annuario Luci ed Ombre (edito dal 1923 al 1934, riepilogo annuale della rivista Il Corriere Fotografico che si stampava a Torino, ed in cui gli stessi Bologna e Bernardi ebbero ruoli determinanti), validissimo sia nel caratterizzare il percorso storico della fotografia italiana, che nel plasmare le nuove leve di fotografi che vi si affacciarono con entusiasmo.
A tale sviluppo contribuì tutta l'editoria fotografica nazionale, come accenna ancheItalo Zannier nel capitolo La "Fotografia Artistica" in Italia tra le due guerre (in Costantini/Zannier Luci e Ombre Firenze, Alinari 1987) "… aveva creato un nuovo genere di fotografi-lettori, desiderosi si apprendere le nozioni elementari, ma al tempo stesso con pretese estetiche… "


(incroci) - 1935

(l'abbeverata) - 1935

Lo stesso Antonio Zorzi, dunque, attratto dal fascino indiscusso del mezzo fotografico, tenta di coniugare la propria sincera emotività ad immagini dove il ricercato taglio compositivo, od il motivo sommessamente suggestivo, possano spingere la sua attenzione interpretativa al di là di quel "muro" pressoché invalicabile, rappresentato da un logico provincialismo di riflesso.
Se un suo maestro di riferimento può essere considerato il milanese Bruno Stefani (immagini pubblicate in Luci ed Ombre dal 1931 a '34), per certe sue immagini dall'ardito taglio diagonale o per la concessione ad una sorta di "modernità" rappresentata dalla texture offerta dagli incroci tra i fili delle linee elettriche, Zorzi riesce spesso ad essere originale per "… liberarsi dalla propria soggezione documentaria, e diventare, in qualche modo artisticamente espressivo … di partire, insomma, dal rigore del dato per dominarlo e più o meno consciamente includerlo in una comprensione superiore." (Alberto Rossi Fotografia come arte in Luci ed Ombre 1933).

Anche Giuseppe Mazzotti, una delle personalità dell'ambito culturale trevigiano (forse quella che maggiormente ha saputo dare visibilità alla fotografia ed ai fotografi, attraverso le numerose pubblicazioni da lui curate per conto dell'Ente Provinciale del Turismo), seppe rendersi conto della autorevole diversità di Antonio Zorzi dalla pletora di autori dilettanti che operavano nella provincia.
La veduta "La torre e le cupole del duomo di Treviso" (pubblicata in Treviso. Piave-Grappa-Montello Novara, Istituto De Agostini 1938), per quel galleggiare brioso di una coltre di nubi primaverili sui tetti della città, si stacca nettamente dal fare puramente documentario delle altre immagini pubblicate, offrendo nel contempo la certezza di una consistente qualità di produzione.
Nel taglio circoscritto al particolare di certe immagini e nella sua viva attenzione per elementi normalmente considerati trascurabili di una realtà cosciente, riusciamo a leggere la volontà di andare oltre la certezza del visibile, nella consapevolezza del fatto creativo.
E se in alcuni casi egli arriva a trascurare i dettami dello stesso Bernardi, contrari ad un romanticismo iconografico, ancora molto imperante

(riflesso) - 1935

(palazzo ducale) - 1935

("…Lo spirito romantico, cacciatore di piacevolezze, estroso, fanciullesco, pronto a entusiasmarsi per gli ampi panorami offerti in facile vista dal buon dio, sognatore d'idilliache quieti o d'aspri contrasti … è bandito dalla fotografia artistica …" - Marziano Bernardi Commento in Luci ed Ombre 1927), proponendo immagini di armenti al pascolo in ombrose amenità o di bimbi dallo sguardo estatico (queste, forse, quasi anticipatrici di quell'iconografia Neorealista, che troverà la propria apologia nel decennio post-bellico), sarà sempre per lasciarsi scivolare lungo il pendio di una grande sensibilità, che gravata del peso di vivere in una città minuscola, può divenire una soma troppo pesante per chiunque, nel cercare di stracciare il sudario di quel provincialismo avvolgente, di cui si parlava sopra.
La curiosità di quegli anni giovanili lo portò anche a confezionare alcuni reportage sui principali eventi legati all'epopea fascista, tra i quali la memorabile visita di Mussolini a Treviso nel 1938, fatto che scombussolò oltremodo la paciosa tranquillità cittadina (e per ironia della sorte, sarà proprio un suo ben riuscito ritratto del Duce a convincerci di una fiducia mal riposta). Semplici episodi di un fotogiornalismo amatoriale, ma certamente significativi nell'offrirci motivi di riflessione su chi, come lui e troppi altri, avranno la giovinezza e la vita cancellate dalla crudeltà e dai misfatti della guerra.



Giuseppe Vanzella
 

 

Tutte le fotografie ed il materiale in questo sito è copyright 2003 di VANZELLAFOTOGRAFIA. E' vietata la riproduzione anche parziale.